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Pallacanestro Brescia: 25 anni di storia iniziata per gioco e giunta al titolo di campioni d’inverno - parte 7

Stagione 2015-2016

Al termine della stagione, Brownlee saluta Brescia per trasferirsi all’estero a fronte di un’offerta milionaria, ma noi confermiamo il blocco che ben si era comportato durante la stagione: rimangono Fernandez, Alibegović, Cittadini e Passera e impostiamo la squadra per il campionato successivo lavorando su un gruppo già ben consolidato. Ovviamente è necessario cambiare i giocatori americani, come sempre avviene nella pallacanestro italiana; inoltre, Ferencz Bartocci ci comunica di aver ricevuto un’offerta dal Frosinone Calcio per un progetto che l’avrebbe visto nel ruolo di direttore operativo sia per la squadra di calcio che per il Ferentino Basket, concentrando quindi tutta la sua attenzione nel Lazio.

A questo punto, Graziella decide di sostituire Bartocci con Alessandro Santoro come direttore generale, un uomo di grande esperienza, ex grande giocatore che aveva contribuito a scrivere la storia della Viola Pallacanestro di Reggio Calabria e aveva condiviso il parquet con campioni quali Ginobili e Joe Bryant, papà del grandissimo Kobe. Santoro indirizza la costruzione della squadra, confermando Diana come allenatore e inserendo il primo giocatore americano, Damian Hollis, un numero 4 di grandissimo talento che possedeva anche passaporto ungherese: questo ci avrebbe permesso, nel caso fosse stato necessario, di non sprecare un visto durante la stagione. Ad Hollis viene affiancata un’ala tiratrice presa dalla Turchia, Reginald “Reggie” Holmes; sostiuiamo Andrea Benevelli con Davide Bruttini, che aveva da poco vinto il campionato di A2 e che quindi garantiva una solidissima esperienza e riportiamo ancora una volta a Brescia Franko Bushati.

La squadra comincia ad assumere una fisionomia sempre più precisa; è di fatto un upgrade della stagione precedente basato sulla coppia Fernandez-Passera, sugli esterni Bushati e Alibegović e sul nuovo innesto Holmes; sul numero 4 abbiamo perciò Hollis e Bruttini, in grado di giocare anche sul numero 5. La squadra viene completata da una grande promessa del basket di allora, il 2,12 m Leonardo Totè, più i due giovani di belle speranze Davide Speronello e Joseph Mobio.

È questa la squadra che cavalcherà fino alla fine del campionato, un percorso grandioso e trionfale che ricordo tutt’ora con emozione e pelle d’oca: l’unico anno in cui una squadra vince il campionato di A2 con un’unica promozione a disposizione e giocando ben 20 partite di playoff.

La squadra si dimostra fin da subito solida, forte e molto competitiva, con l’intento chiaro di provare, dopo 5 anni di A2, a spiccare il grande salto.

Alla fine del girone di andata ci troviamo nei primi posti; Sandro Santoro mi convoca una sera per fare il punto della situazione: la prima parte del campionato ormai aveva dato il suo verdetto, mettendoci tra le 4-5 squadre in grado di competere per la promozione (Scafati, Treviso, Fortitudo Bologna, Tortona e Trapani sono quelle più in evidenza), che avevamo ben studiato. Al che Sandro mi rivolge una domanda cruciale: “A questo punto, per fare il salto di qualità e avere più chance degli altri di vincere cosa faresti?”.

Io gli rispondo che il nostro parco di giocatori italiani è perfetto e ben rodato, ma che abbiamo un visto da spendere e se vogliamo andare fino in fondo dobbiamo investire su un giocatore che ci dia delle garanzie: un vincente, con grande carisma e che sia un difensore tosto. Scherzando gli dico: “Uno come David Moss”.

David Moss era stato dimenticato dalla pallacanestro italiana, ma che si trovava negli USA ad allenarsi con una squadra di college a Chicago.

Passano due giorni, Sandro mi chiama per dirmi che era pronto. Pronto per cosa? “Per portare David Moss in Italia”.

Moss arriva quindi a Brescia, un momento epocale per la pallacanestro della nostra città: sua presentazione è affollata come non mai, ancora ricordo le magliette azzurre con la caricatura di David e con lo slogan “Vamoss”.

Al suo arrivo David ci chiede quante partite sarebbero servite per approdare in A1; dopodiché mise un cartello nello spogliatoio e ogni volta che ne vincevamo una lui la depennava dal conteggio.

Con il suo arrivo la squadra diventò impressionante: non perdiamo nemmeno una partita della stagione regolare e arriviamo ai playoff da secondi, incrociando l’altro girone, perché la squadra meglio classificata è Scafati.

Iniziano quindi i playoff: la nostra prima avversaria è una compagine molto forte, Trapani. Vinciamo le prime due gare a Brescia, ma perdiamo le seconde due in trasferta. A questo punto non ci rimane altro che vincere il quinto scontro: ci troviamo di nuovo in casa e questa volta non ci facciamo sfuggire una vittoria incredibile, passando così ai quarti di finale dove ci aspetta Tortona.

Non abbiamo disponibilità del San Filippo per Gara 5: vinciamo le prime due gare a Brescia, perdiamo la 3 e la 4 a Tortona e dobbiamo perciò giocare l’ultimo incontro a Cremona.

Gara 5 è memorabile: giochiamo un partita dominando, costellandola di giocate pazzesche tra le quali una tra Bushati e Alibegović con un passaggio no-look a tutto campo dietro la schiena del primo e schiacciata finale reverse del secondo.

Arriviamo quindi alla semifinale, dove la nostra avversaria è Scafati che ha il fattore campo a suo favore. Comincia subito in salita perché le prime due gare se le aggiudica proprio Scafati, quindi siamo sotto di due al cambio di palazzetto.

Dobbiamo giocare al PalaGeorge, non avendo a disposizione il San Filippo, quindi in territorio neutro; il terzo incontro ci vede in difficoltà, tanto che a pochi secondi dalla fine due tiri liberi potrebbero consegnare a Scafati la vittoria definitiva.

Baldassarre, ala grande di Scafati, si trova sulla linea di tiro e gli bastano solo quei  due canestri per consegnare alla sua squadra il passaggio. Ma sbaglia. 0 su 2.

A questo punto, con un moto d’orgoglio, riusciamo a pareggiare e la partita va ai supplementari.

Ma dobbiamo cambiare aspetto alla squadra dato che Fernandez perde lucidità e viene sostituito da Passera, che gioca un supplementare clamoroso e ci fa vincere, da solo, Gara 3.

Siamo ancora in ballo.

Giochiamo Gara 4 di nuovo al PalaGeorge di Montichiari, dove vinciamo nettamente, perciò il gran finale della serie ci vede di nuovo a Scafati. Trovarsi di nuovo in campo avversario mette un po’ di pressione, ma al nostro seguito arrivano tantissimi tifosi bresciani, pronti a sostenerci con tutta la loro energia.

Quella giornata è uno dei ricordi più belli della mia storia legata alla pallacanestro: in un clima infuocato giochiamo una partita straordinaria e vinciamo.

Ancora, tra le mie reliquie, custodisco la maglietta con scritto “A Scafati io c’ero!” perché se oggi la pallacanestro bresciana è una delle realtà più importanti del panorama italiano è perché ci sono state giornate come quella splendida vittoria in terra campana.

La finale.

Sembra un sogno, ma la realtà ci vede protagonisti di un momento epico: la possibilità di giocarci la promozione nella finale, da combattere contro la Fortitudo Bologna, una squadra italiana storica, guidata da un grande motivatore come Marco Boniciolli e sostenuta da tifo accanito.

Questa volta però abbiamo il fattore campo a nostro favore. Vinciamo nettamente Gara 1 e 2 e potremmo chiudere i conti già al terzo incontro, ma il clima ostile di Bologna e qualche inconveniente ci fanno perdere, perciò si rimanda tutto a Gara 4.

Questa volta la società decide di non seguire la squadra, ma Graziella promette ad Andrea Diana che se anche avessimo perso l’incontro, avremmo festeggiato la vittoria finale davanti e insieme alla nostra gente. E così è: il 24 giugno 2016 il PalaGeorge è stracolmo, l’atmosfera è surreale e noi giochiamo una partita stratosferica, con Alibegović che mette tre triple, una dietro l’altra, nei primi tre minuti, consegnando quasi una sentenza.

Non c’è storia: Brescia surclassa Bologna 83 a 59 e il palazzetto scioglie la tensione esultando in un tripudio di canti e cori.

Sollevare la coppa fu una sensazione quasi indefinibile: Brescia torna in A1 dopo 28 anni grazie a un gruppo di persone appassionate ed entusiaste, disposte al sacrificio e in grado di creare attorno alla squadra un amore e un supporto straordinari.

Brescia Campione d'Italia A2 2015-2016
Brescia Campione d’Italia A2 2015-2016

Un vero e proprio miracolo sportivo.

Alla fine della partita ci riversiamo tutti in piazza della Repubblica a Brescia, riempiendo la città con un caos allegro e festante fino a notte inoltrata. Il ricordo di me, con una corona in testa, su un van scoperto di una tifosa e Hollis con il suo cane Onyx in braccio è ancora talmente vivido da farmi provare la stessa clamorosa gioia… un clima strepitoso culminato poi con la festa insieme a 8.000 bresciani in tripudio in piazza della Vittoria.

Un grande sogno che si è trasformato in realtà.